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Alfonsina Storni
da
El dulce daño (Il dolce danno)
(1918)

 

 

¿Qué diría?

¿Qué diría la gente, recortada y vacía,
Si en un día fortuito, por ultra fantasía,
Me tiñera el cabello de plateado y violeta,
usara peplo griego, cambiara la peineta
por cintillo de flores: miosotis o jazmines,
cantara por las calles al compás de violines,
o dijera mis versos recorriendo las plazas,
libertado mi gusto de vulgares mordazas?

¿Irían a mirarme cubriendo las aceras?
¿Me quemarían corno quemaron hechiceras?
¿Campanas tocarían para llamar a misa?

En verdad que pensarlo me da un poco de risa.

 

Che direbbe

Che direbbe la gente, limitata e vacua,
Se in un giorno fortuito, per ultrafantasia,
Mi tingessi i capelli d'argento e di viola,
Indossassi un peplo greco, cambiassi la pettinina,
Con un cerchietto di fiori: myosotis o gelsomini,
Cantassi per le strade al passo dei violini,
O dicessi i miei versi percorrendo le piazze,
Liberato il mio gusto da volgari museruole?

Riempiendo i marciapiedi verrebbero a guardarmi?
Mi brucerebbero come hanno bruciato le streghe?
Campane risuonerebbero per chiamare alla messa?

In verità, pensandoci, m'è venuto un po' da ridere.
 

Riga

 

Aspecto

Vivo dentro de cuatro paredes matemáticas
Alineadas a metro. Me rodean apáticas
Almillas que no saben ni un ápice siquiera
De esta fiebre azulada que nutre mi quimera.
Uso una piel postiza que me la rayo en gris.
Cuervo que bajo el ala guarda una flor de lis.
Me causa cierta risa mi pico fiero y torvo
Que yo misma me creo pura farsa y estorbo.

 



Aspetto

Vivo tra quattro pareti matematiche
Allineate al metro. Mi circondano apatiche
Animelle che non conoscono nemmeno un grammo
di questa febbre azzurrina che nutre la mia chimera.
Uso una pelle posticcia che mi disegno grigia.
Corvo che da sotto l'ala guarda un fiore di giglio.
Mi fa sorridere il mio becco fiero e torvo
Che io stessa mi sento pura farsa ed ingombro

Traduzione di Rosaria Distefano e Neva Tonka Mimica Silva

Associazione Culturale Coro Hispano-Americano di Milano