Dennos lecencia señores
supuesto que es noche buena
para baylar y cantar
al uso de nuestra tierra.
Quillalla, quillalla, quillalla.
|
Dacci licenza Signore
dato che è la notte di Natale,
di ballare e cantare
all'uso della nostra terra. Quillalla, quillalla, quillalla. |
Questo brano è arrivato sino a noi, in forma scritta, perché inserito intorno al 1780 da Baltasar Jaime Martínez Compañón y Bujanda, vescovo di Trujillo del vicereame del Perù , in un manoscritto detto appunto Códice de Martínez Compañon (o Trujillo del Perù) che contiene oltre 1.400 illustrazioni relative a dati storici e di costume raccolti dal vescovo, nel periodo in cui fu in carica nella regione, sul passato prehispanico delle popolazioni peruviane e colombiane. Diciotto pagine del Codex Trujillo, contengono decine stampe che corrispondono alla musica trascritta dal vescovo Compañón nel nordovest del Perù tra il 1782 e il 1785.
La Cachua è la danza tipica degli indios delle Ande. Questo brano è uno straordinario esempio di sincretismo tra la cultura india le sue danze, i suoi ritmi, le sue sonorità e la cultura e i contenuti religiosi provenienti dalla Spagna. Il testo, cantato in lingua spagnola, esprime la consapevolezza di tale fusione: “concedici il permesso, signore, di festeggiare la notte di Natale ma cantando e ballando, all’uso della nostra terra.
Una curiosità: cachua è il nome volgare di un piccolo pesce che vive nelle acque tropicali. Sarebbe interessante capire se è stato dato al pesce il nome della danza o viceversa. Non è l’unica volta che il nome di un pesce è usato per attribuire il nome a una danza. Anche il mapalè, ritmo columbiano prende il suo nome da un pesce dei laghi della colombia. |