I manoscritti sono scritti in parti separate: vocali o strumentali come tutti quelli dell'epoca. La partitura non appare mai come la concepiamo oggi: i fogli, a forma di libro oblungo in quasi tutti i casi, misurano 310 x 215 mm. Sulla facciata, a volte, appare il titolo dell'opera e il nome del suo autore. Molte volte il retro di quel foglio iniziale presenta la parte d'accompagnamento. La carta probabilmente veniva tracciata con una piuma speciale. Frequentemente gli interpreti lasciavano i loro nomi nella parte, come succede anche nei cori attuali. Sulla facciata venivano solitamente anche indicati i diversi usi a cui l'opera era destinata, che cambiavano in relazione alle festività in cui veniva eseguita. Soltanto alcune opere recano l'indicazione della data che poteva riguardare l'anno di composizione, di copia o d'esecuzione, ed è quindi molto difficile stabilire a cosa effettivamente si riferisce. Le date di questi manoscritti oscillano tra il 1683 e 1819 (sec. XVII al XIX).
In tutti i casi, si tratta di opere vocali con accompagnamento. Non si trovano composizioni strumentali. Il corpo dell'archivio è costituito da opere poli-corali. Dai documenti si evince che, in generale, c'erano due o tre cori e in questi casi il secondo o terzo coro, rispettivamente, aveva una formazione classica: soprano, contralto, tenore e basso. Gli altri cori eludevano la voce grave dell'uomo. La parte d'accompagnamento aveva differenti indicazioni. Non appare mai la parte di basso continuo, traccia d'altra parte tipica dell'epoca. Uno dei problemi che affronta il ricercatore, nel lavoro di trascrizione dei manoscritti della musica coloniale americana, è quello della cosiddetta notazione bianca. Questo tipo di grafia - le cui prime tracce si individuano nella musica europea alla metà del sec. XV - si ritrova in America nelle opere più antiche. È riconoscibile per l'assenza di stanghette di compasso. Vi appaiono, in modo casuale, figure in grassetto che non corrispondono a schemi precisi. Nelle opere più antiche le alterazioni che dovrebbero formare la struttura della chiave non vengono scritte. L'unica alterazione che appare è il Si bemolle che in genere si colloca sotto o sopra la nota alterata. In riferimento all'annotazione possiamo differenziare nettamente due stili nella modalità di stesura dei manoscritti. Il primo - che si trova nei manoscritti più antichi - corrisponde al tipo di notazione di misurazione bianca già descritta, senza barre di misura. Il secondo offre una grafia molto simile all'attuale e non presenta problemi di trascrizione. Caratteristiche dei testi letterari
Dei testi letterari non si è ancora potuto determinare gli autori. Gli idiomi che appaiono più frequentemente usati sono il castigliano, il latino, i dialetti e il portoghese. I testi castigliani richiedono un'analisi particolare. Il confronto con le antologie ispane del secolo d'oro permette di rilevare molte incognite e segnala le fonti d'ispirazione dei compositori del nuovo mondo. L'analisi completa dei manoscritti potrà farsi soltanto quando saranno state realizzate tutte le trascrizioni e messe a confronto con quelle di altri archivi americani. Juan De Araujo (contemporaneo di J. Sebastian Bach) risulta essere il compositore più rappresentato nell'archivio. |