Poeti | ||||||||||
Gabriela
Mistral |
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. La transizione dall’Ottocento al Novecento nella letteratura
Ispano-Americana sembra esprimersi perfettamente nel singolare fiorire
della poesia femminile. Nel periodo immediatamente successivo al trionfo
del Modernismo appare in America una considerevole schiera di poetesse.
L’America del Sud è stata definita Continente Lirico
per eccellenza, terra di intima tristezza: perciò tanto canto
femminile, canto quasi sempre di dolore. È una poesia fondamentalmente
pessimista, con rari momenti di ottimismo. Raffinata nell’espressione,
fa tesoro degli insegnamenti modernisti, ricerca la musica nella sensazione
sottile, si studia nell’intimo con voluttà malata. Gabriela Mistral ebbe un ruolo fondamentale nei progetti di riforma del sistema educativo messicano e cileno e fu membro attivo della commissione culturale della Lega delle Nazioni. Fu console cileno a Napoli, Madrid, Petropolis, Nizza, Lisbona, Los Angeles, Santa Barbara e New York. Dal governo cileno fu inviata in Spagna come rappresentante delle donne universitarie cilene al congresso universitario dell'Istituto di Cooperazione Intellettuale. Nel 1924 si recò negli Stati Uniti dove insegnò letteratura spagnola in numerose università. Fra il 1925 e il 1934 visse in Francia e in Italia dove ebbe prestigiosi riconoscimenti dall'Università di Firenze. Durante la sua permanenza in Europa scrisse più di cinquanta articoli per quotidiani e riviste e lavorò, tra gli altri, con Madame'Curie e con il filosofo francese Henry Bergson, premio Nobel per la letteratura nel 1927. Nel 1946 - l'anno in cui il mondo stava uscendo dall'incubo della guerra - le fu assegnato il premio Nobel per la letteratura. Per la terza volta a un autore di lingua spagnola, e per la prima volta a un'autrice latino americana. La sua poesia era ancora pressoché sconosciuta al di fuori dell'America Latina e improvvisamente, a cinquantasei anni, lei persona schiva e riservata, raggiunse la fama internazionale che meritava. Il premio Nobel le fu consegnato accompagnato da queste parole "Gabriela Mistral, questa cilena che salutiamo con ammirata commozione nel piccolo novero delle donne che hanno vinto il nostro premio, si avvicina fraternamente nel nostro ricordo a un'italiana altrettanto inizialmente sconosciuta, Grazia Deledda. Molte cose le uniscono. L'oscuro lavoro in condizioni disagiate, le difficoltà rovesciate dalla loro tenacia creativa e dal loro calore umano; e quello sguardo puntato sui piccoli, sui miseri, sulle esistenze che proliferano nell'ombra magica di province in cui si svolge la drammatica lotta tra fede e superstizione, tra preistoria e modernità". La Mistral amava moltissimo l'Italia, amore che le fece esprimere il desiderio di "possibilmente morirci", ma morì a New York il 10 gennaio 1957. Gli ultimi anni della sua vita, malata di leucemia, li aveva passati negli Stati Uniti dove aveva tenuto, alla Columbia University, affollatissime conferenze. Sulla sua tomba, che si trova in Cile nel Norte Chico, Gabriela Mistral ha voluto incise queste parole: "Come l'anima sta al corpo, così l'artista è per il suo popolo". La sua morte provocò un nuovo plebiscito di consensi e ben possiamo affermare che la sua figura appartiene ormai al gruppo dei classici ispano-americani. Maestra elementare di professione, la Mistral trova la sua ispirazione nell’umile contatto con le cose, che la porta sempre più intimamente alla comprensione dell’anima del continente. La natura e i bimbi sono i temi principali della sua lirica, ma l’origine del suo successo essa lo deve a un tragico episodio affettivo, che colorò e segnò tutta la sua esistenza: l’abbandono dell’amato e il suo suicidio. Ne vennero i Sonetos de la Muerte che, presentati a un concorso poetico nel 1914, rivelarono d’improvviso la sua grandezza lirica: da quel momento le arrise il successo e la sua figura si impose nel continente. Opere Suoi libri fondamentali restano le raccolte dai titoli Desolación
(1922) e Ternura (1944). A stretto rigor di termini basta
Desolación a dare la misura della Mistral, perché
proprio in questo libro la sua arte raggiunge il punto più
alto, in una sincerità che si effonde con potenza d’immagini
singolari. In essa sono già presenti tutti i motivi della poesia
mistraliana: amore, sogno, natura, culto della fanciullezza, ma soprattutto
è presente il dolore, che occupa parte preponderante della
raccolta, il dramma della morte e della passione, dolore dal quale,
in ultima analisi, tutti gli altri motivi si originano. Desolación è un libro profondamente
triste, anche se vi sono canti di bimbi e riso argentino. Le prime poesie
della raccolta segnalano già l’orientamento doloroso: la
poetessa canta del proprio destino di donna sterile, e sorge ancor più
acuta la tenerezza per gli altri bimbi. Tanto tormento contribuisce
ad aggravare il peso della vita. Gabriela Mistral trova la rispondenza
al suo stato d’animo nella natura.
Ne La encina ( La quercia), ad esempio, essa vede l’immagine della vita, vento che passa per il vasto fogliame come un incantesimo, senza violenza e senza voce, facendola fiorire, ma anche intristendola. Il capitolo che intitola Dolor rivela un aggrapparsi disperato, un cedimento doloroso. È in questo capitolo che sono inclusi i versi del suo tormento d’amore, quelli della tragedia determinata dal suicidio dell’amato. Dio stesso, per la donna tribolata, diventa sì creatura viva, ma ancora troppo poco umana per la sua pena. Nel Nocturno c’è una chiusa sofferenza, colorata
di pianto represso. L’angoscia del suo destino s’accresce
e conduce al grido che già fu del Cristo nell’ora dell’agonia: Nei Sonetos de la Muerte è ormai un cuore stanco che palpita; la passione amorosa frustrata si colora di tinte funebri. Le liriche sembrerebbero concludere il dramma dell’amore mistraliano, ma proprio dopo i Sonetos nasce la poesia più forte della Mistral. Se rivali terrene non preoccupano più la donna innamorata, ora è la sorte ultraterrena dell’amato che l’inquieta, e questa inquietudine cresce fino a diventare delirante disperazione, sete di perdono per lui, desiderio di penetrare i misteri divini. Nel Ruego (Preghiera o Supplica) la visione postuma dell’amato è ormai puro sentimento, dolore. Col passare degli anni si fa largo anche il tormento della maternità
frustrata, e l’amore per tutti i bimbi della terra, visibile
già nelle prose poetiche dei Poemas de las Madres,
in cui la Mistral si lascia trasportare dall’onda emotiva, ma
particolarmente visibile nelle Canciones de cuna (Ninne nanne),
nei delicati ritmi delle quali la poetessa sembra trovare finalmente
quiete alla propria pena. In realtà il dolore è solo
assopito, e si manifesta nella stessa tenerezza intensa con cui la
Mistral canta le piccole creature; il “velloncito”
della sua carne è realmente una piccolissima, tenera cosa: |
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Sono termini trasparenti e palpitanti di emozione. Gabriela Mistral risuscita, qui, tutta la tenerezza della donna iberica. Attraverso questi versi si percepisce chiaramente che la serenità non è tornata nell’anima della poetessa. Il suo verso cerca la trasparenza, e raggiunge musicalità in cui la parola, pur imprescindibile, quasi si annulla, mentre vive un unico stato d’animo, misto di dolore, d’amore, di tenerezza, e di rimpianto. A tutti i sentimenti accennati fa sfondo la natura, che in Desolación
compare solo a rispecchiare il momento più intenso della tragedia.
I paesaggi della Patagonia, tra i quali si era rifugiata la donna ferita,
non portano che nuovo tormento al suo cuore. La sua desolazione rispecchia
nel paesaggio, di cui canta la densa bruma, la terra senza primavera,
la lunga notte, il vento che intorno alla sua dimora costruisce un cerchio
di singhiozzi e di lamenti. |
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Da questo momento si perfeziona anche il processo di immedesimazione con la natura. Scoperto il Cristo tra i suoi monti, sembra che proprio nella cordigliera Gabriela Mistral trovi il senso epico della sua poesia, che diviene canto alla grandezza primitiva dell’America. I versi vanno perdendo le dolcezze della rima, ma acquistano vigore arricchendosi, nel vocabolario, di arcaismi che la poetessa usa con compiacimento, e che servono a rendere la maestosa e allucinante grandezza del paesaggio americano. Per giungere a comprendere la totalità del paesaggio continentale Gabriela Mistral segue un cammino di avvicinamento graduale, la conquista, prima, dell’anima di ogni singolo elemento. Lo si vede nel gruppo di composizioni riunite sotto il titolo Materias. Penetrata la materia essa può celebrare l’essenza profonda della sua terra. Negli inni americani la poesia si arricchisce, infatti, di colore e si rafforza nel tono ampio del verso maggiore. Essa canta il sole del tropico, il sole degli Incas e dei Maya, “maduro sol americano”, che illumina valli e montagne, pianure e abissi immensi, circondati da tanta acqua marina. Nelle Ande, la Mistral sente la sua razza, quella india che rivendica, agitarsi sulla terra che arde sotto il grande miracolo, formicolio di vita pura che grida verso l’Avvenire. Del paessaggio, ciò che maggiormente colpisce la Mistral non è la pianura, ma lo scheletro gigantesco della cordigliera, che nella sua colossale ossatura unisce tutte le terre americane. Nel secondo inno, Cordillera, la canta, madre che giace e sempre cammina, essere che palpita nel suo cuore e in quello di tutti i popoli che vivono al suo contatto, grande come la speranza, distesa attraverso tutto il continente, “carne di pietra dell’America”. Più tardi Pablo Neruda celebrerà anch’egli questo aspetto del mondo americano. Dalla natura sale, finalmente, la parola di speranza che Gabriela aveva promesso alla fine di Desolación; non certo una parola di speranza per sé, ma per tutto il suo popolo. La raccolta Ternura (1945) non apporta nulla di nuovo. Gli accenti fondamentali si imperniano sulla visione tenera dei bimbi, ed erano già presenti in Tala e in Desolación. [...] Ma anche se il nuovo libro non rappresenta una novità, esso indica un fissarsi dell’artista su tinte sempre più tenere e pure, in un tentativo di fratellanza universale in nome del fanciullo. La figura del bimbo diviene protagonista esclusiva di quest’ultima fase mistraliana; il suo verso supera la materia avvolgendo in un abbraccio d’amore tutta l’umanità. La Mistral vede nel bimbo il fondamento di tutta la vita, l’avvenire d’amore di tutto il continente. Il significato della Mistral, artista e apostolo d’amore e d’umanità,
appare sempre più grande nella prospettiva attuale della letteratura
Ispano-Americana. La traiettoria della sua poesia rivela quella della
sua anima, che trova la luce nel miracolo fermamente creduto di un mondo
nuovo risorgente dalle tenebre delle passioni. Nel coro americano la
sua è voce inconfondibile, di una sensibilità e di un’arte
che recano genuina l’impronta di un mondo nuovo. Lagar (1954)
è il suo ultimo libro di versi, per molti aspetti assai vicino
a Desolación, permeato di tristi richiami e di insistenti
presenze di morte, ma aperto anche a nuove manifestazioni d’amore
per la natura e per gli uomini. |
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Nel repertorio del coro Pinares tratto da Desolación |
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