Storia della musica popolare Latinoamericana | |||||||||
I trovadori dell'America latina |
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I trovatori dell'America Latina sono discendenti ed ereditieri legittimi di una tradizione musicale che nacque nel secolo XI quando nel Sud della Francia medioevale fiorirono i primi trovatori (tradotto in spagnolo "encontradores"), poeti, musicisti e suonatori di strumenti a corde. I trovatori sanno radunare spontaneamente una folla anonima che si riconosce in loro e ne fa i propri portavoce. Sono classici personaggi della pampa Argentina, delle pianure (llanos) del Venezuela, della conca orientale di Cuba, delle distese sud del Brasile e dell'Uruguay, delle valli centrali del Cile. Silvio Rodriguez definisce il trovadore come "un poeta con la chitarra". Effettivamente molte delle opere dei trovatori possono essere interpretate con una chitarra, anche se i testi contengono immagini che suggeriscono linguaggi complessi e temi universali.(1) E' importante notare come questi autori lavorano sui testi e sono preoccupati costantemente che la loro bellezza abbia una coerenza con la musica che in molti casi viene posta in secondo piano anche se, comunque, la sperimentazione musicale è feconda, con l'utilizzo di grandi orchestre e strumenti contemporanei. Dai paesi del bacino del Mar del Plata, specie nelle praterie ad allevamento estensivo abitate dai gauchos, si è visto nascere ed emergere un tipo ben definito di trovatore: nomade, ha ereditato dall'indio assieme al lazo (cappio) e alle boleadoras (arma da lancio costituita da due o tre corpi sferici uniti ad una corda) per la caccia e la difesa, l'indole taciturna ed una scienza basata sull'esperienza. Dal conquistatore ispano e lusitano ha ricevuto, tra l'altro, il cavallo, i versi ottosillabici e la chitarra. Alcuni gauchos sono bravi cantori e quando eccellono nel canto estemporaneo intessendo nuove parole su melodie, armonie e ritmi tramandati dalla memoria poplare, meritano di chiamarsi payadores. Payador, pallador, palhador, termine dall'etimologia incerta: forse perché erano (come si diceva in spagnolo antico) e cioè pregavano, pregavano l'amata, beninteso; forse perché cantavano palhadas (in portoghese), le ballate della tradizione europea; o perché erano caratteristici di pagus (in latino), del posto rustico, oppure perché provenivano da un ambiente paclla (in quechua), contadino. Tra i trovadores latinoamericani:
(1) Oltre alla chitarra, alcune varianti locali come il guitarrón cileno, la viola brasiliana, il tres, il cuatro, il requinto e il seis della zona caraibica e il charango sceso ben presto dall'altipiano andino. (vedi Strumenti musicali) Bibliografia: Meri Franco Lao Trovatori dell'America Latina, Ed.
Borla (S.I.L. -S.R.L.) - s/d, Roma. |
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