Le
recensioni |
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Il diciotto, Baggio - Milano, gennaio 2006 di Rosario Pantaleo È stato un bel concerto, come sempre quando c'è di mezzo il
Coro Hispano-Americano, quello che si è svolto nella chiesa di
Sant'Anselmo da Baggio la sera del 17 dicembre, sotto l'egida del Consiglio
di Zona 7. |
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Se mai sorgesse il dubbio su quale musica meglio esprima il sentimento religioso universale, se quella dell'autore colto che sa sviluppare melodie il cui impasto complesso dimostra l'importanza dell'argomento, o quella popolare che parte dall'umile sentire della gente comune, il concerto En el cielo y en la tierra, che abbiamo ascoltato in un duomo di Udine affollato in tutti gli spazi a disposizione, mette tutti d'accordo sull'oziosità di questo ragionamento: i brani d'autore si sono alternati a quelli popolari, quelli antichi a quelli recenti, quelli di matrice europea a quelli tipicamente sudamericani, quelli in spagnolo castigliano a quelli in lingua india. Splendidamente interpretati dal Coro Hispano-Americano di Milano diretto da Raul Iaiza (argentino ma di chiare origini friulane), i brani hanno sviluppato un percorso tematico ed emotivo, più che temporale, creando l'atmosfera giusta per il bellissimo finale, l'esecuzione della Misa Criolla, scritta dall'argentino Ariel Ramirez nel 1964 sui ritmi popolari di Argentina e delle varie aree andine in piena aderenza al testo della liturgia cattolica. Sin dall'inizio si chiarisce il tono del concerto: il brano d'apertura, la Cachua, danza degli indio andini, chiede licenza, "dato che è Natale, per cantare e ballare alla nostra maniera" ed è seguito da una ninna nanna india cilena e da una composizione di Violeta Parra, per poi arrivari ai brani coloniali, scritti in territorio latino-americano per soddisfare i gusti estetici dei monarchi spagnoli e giungere alle suggestive sensazioni di una delle quattrocento Cantigas de Sancta Maria volute da re Alfonso il Savio, carica di elementi moreschi sapientemente eseguiti dagli strumentisti del coro milanese. Via via che il concerto procede la dolcezza degli impasti vocali, la brillantezza dei ritmi e l'equilibrio esecutivo avvolgono il pubblico, che capisce il messaggio di vita che questa musica creola (rivincita dei nativi sui conquistadores) esprime e gli applausi aumentano di intensità. L'ultima parte del concerto è dedicata a Ramirez e alle sue composizioni sacre. Prima due brani della suggestiva Navidad nuestra e poi la stupenda Misa Criolla, un susseguirsi di emozioni intenze sui ritmi popolari sudamericani, dalla vidala baguala andina del Kirie, al carnavalito yaravi argentino del gloria (il brano più spettacolare, ripreso anche nel richiestissimo bis), dalla ossessiva chacarera trunca argentina del Credo al carnaval boliviano del Sanctus alla serena preghiera dell'Agnus Dei ripresa dalle melodie della pampa. Il perfetto amalgama delle voci e l'equilibrato dosaggio dei suoni degli strumenti ci fanno dire della bravura del Coro come un tutt'uno, anche se va sottolineato l'equilibrato ruolo del quintetto strumentale e lo splendido assortimento delle due voci soliste, Nelson Contreras e Sergio Sasselli. Corriere della Sera Un coro per Mariagrazia Cutuli Una messa di suffragio, domani alle 18,30, nella chiesa
di San Marco a Milano, per Maria Grazia Cutuli, con la partecipazione
del Coro Hispano Americano. A tre anni esatti dalla morte. Il coro proporrà alcuni brani del suo ricco repertorio tradizionale e d'autore del continente latino-americano. Dal Kyrie della straordinaria Misa Criolla, scritta dal compositore contemporaneo argentino Ariel Ramirez su ritmi tradizionali. Ad Hanacpachap, la più antica composizione polifonica del Nuovo Mondo, cantata nella lingua degli Indio convertiti (il quechà) e musicata in stile polifonico rinascimentale spagnolo: un esempio di incontro di due culture e di due spiritualità. Un altro brano è il più noto Rin del Angelito, composto dalla famosa autrice cilena Violeta Parra: sulla base del ritmo tradizionale del "rin", il testo canta la morte di un bambino (l'angelito) e la tristezza della comunità che gli dà l'ultimo saluto. "La libertà"
Piacenza di Mauro Bardelli Le briose e coinvolgenti sonorità della musica ispano-americana hanno entusiasmato il pubblico giunto numeroso nella basilica di San Savino a Piacenza per assistere all'ottavo appuntamento della Settimana Organistica Internazionale organizzata dal Gruppo Ciampi. protagonisti del concerto - che per questa volta non ha registrato l'esibizione di organisti - il Coro Hispano Americano di Milano diretto da Pilar Bravo. Il mezzo soprano Ilia Aramayo Sandivari cinque strumentisti (Fabrizio Grati al basso, Roberto Romano alle percussioni e flauti, Stefano Bonacina alle percussioni, Cesar Rivero al charango e Antonio Neglia alla chitarra). La serata ha proposto un viaggio nell'universo della cultura latino-americana, antica e contemporanea. Dopo un breve omaggio alla musica sacra spagnola - fil ruoge dell'edizione di quest'anno - con tre canti dell'epoca barocca, Verbun caro, Riu riu chiu (composti da anonimi) e Cantiga n. 10, adattamento di una composizione del XII secolo di Alfonso de Savio, la Spagna antica ha ceduto il posto all'America Latina. Nelle navate della basilica sono così risuonate le suggestive note di Hanacpachap, brano che veniva cantato durante le processioni degli Indio convertiti e di Santa Maria Dios Itlaco composto da Don Hernando Franco, seguiti dal Kyrie di panama di R.Walter (composto nel 1977) e dal ritmato San Pedro del cileno Rolando Arancon, allegra dedica ai santi della Chiesa. Interessante la commistione delle due culture, quella spagnola cattolica e quella deista precolombiana amalgamate insieme in composizioni dalle insolite sonorità Dedicata al Novecento, con due opere del compositori argentino Ariel Ramirez, la parte conclusiva del concerto. Seppure un po' in anticipo sul calendario, gli esecutori hanno proposto una meditazione sul Natale con Navidad Nuestra, brano scritto negli anni Sessanta e diviso in sei quadri (annunciazione, pellegrinaggio, nascita, adorazione di Pastori e Re magi e fuga in Egitto). Il carattere ora ritmato e gioioso, ora lento e meditativo della musica latino-americana è stato esaltato dalla bravura del Coro diretto dalla giovane Pilar Bravo e dalla suggestiva timbrica degli strumenti (tamburi, fisarmonica, charango, chitarre, flauti), oltre che dalla bella voce del contraldo Aramayo Sandivari (doveroso citare il dolcissimo El nacimiento, splendidamente eseguito dalla solista). È un niño dagli occhi a mandorla e dalla pelle caffelatte che nasce al ritmo di chamané e di takirari, quello ritratto dalle magiche note della Navidad, ben lontano dal carattere contemplativo del Natale Nord europeo, ma non per questo inferiore, per qualità sonora e capacità evocativa. Per finire, ancora uno sguardo alla sacralità con Misa Criolla (scritto nel 1963), adattamento dei momenti della Messa secondo le sonorità tipiche della musica sudamericana. E con il bis del vivace Gloria a Dios, il coro si è gioiodamente congedato tra gli applausi. |
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